Sulle elezioni del 25 Settembre

Nessuno di noi, di Pinerolo a Sinistra, è “orfano di Draghi”, non abbiamo mai confidato nel “governo dei migliori” e abbiamo avuto chiaro che l’operazione Draghi serviva in gran parte a ristabilizzare un quadro politico uscito terremotato dalle elezioni del 2018.

Quelle elezioni avevano visto l’affermazione di 5 Stelle e Lega, di fronte a un fortissimo disagio del paese, che usciva stremato da dieci anni di crisi economica, dall’approfondirsi delle diseguaglianze sociali, da un crollo di fiducia nei partiti che si trasformava in un aumento dell’astensionismo e in un forte voto di protesta.

Abbiamo ben chiara la situazione di prostrazione di una popolazione che dal 2008 ha vissuto un devastante ciclo di crisi economica, tre anni di pandemia, la divisione rancorosa tra vaccinisti e no vax, la percezione del pericolo di una guerra sempre più vicina e preoccupante, la ripresa dell’inflazione e degli aumenti e il rischio di razionamento del gas nell’inverno e la certezza di vedere gli effetti del disastro ambientale che il caldo e la siccità ci fanno toccare con mano. Come non abbiamo considerato Draghi “salvatore della patria”, così in una situazione di stress collettivo, riteniamo che forse si potesse attendere la fine naturale della legislatura, non distante, ed evitare una campagna elettorale in tempi stringati e in piena estate, contribuendo una volta di più alla sfiducia dei cittadini e alla disaffezione per le dinamiche politiche.

Confidiamo che oltre alla mobilitazione dei giovani di FFF radunatisi a Torino pochi giorni fa a partire dalla questione climatica, in autunno si apra una inevitabile ondata di lotte sociali per rivendicare la difesa dei redditi di lavoratori e pensionati.

In questi quattro anni tante cose sono successe, sia a livello politico che sociale. In questi anni abbiamo visto e non dimentichiamo alcune misure interessanti, come il Reddito di cittadinanza (non a caso così duramente attaccato dalla destra e da Confindustria) e altre estremamente negative, come i decreti sicurezza di Salvini contro immigrati e pratiche di lotta.

La crisi del governo Draghi e le elezioni del 25 settembre prossimo saranno un tornante importante per il nostro paese. L’apertura della crisi, a sei mesi dalla fine naturale della legislatura, determina una precipitazione verso il voto che rende complicata una offerta politica adeguata, che sappia rispondere a una situazione in cui solo più il 50% degli elettori vanno a votare. La crisi della democrazia reale ha assunto proporzioni preoccupanti e dover raccogliere firme e presentare liste elettorali in piena estate, affastellare velocemente alleanze elettorali a cui costringe di fatto la legge elettorale attuale, non aiuta certo.

Fin da ora, come Pinerolo a Sinistra, in un momento in cui diverse forze politiche stanno ancora cercando di capire cosa fare, proviamo ad affermare alcune cose.

Sicuramente il fatto che si profili una possibile vittoria per la prima volta in Italia (e in Europa in uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea) di forze esplicitamente di destra-destra come Fratelli d’Italia e la Lega di Salvini, è qualcosa che preoccupa.
Ma non siamo di fronte all’apocalisse. Il mondo non finirà il 25 settembre. Come negli Stati Uniti, quando ha vinto Trump, i movimenti sociali come Mee Too o Black Lives Matter sono stati tra i primi a reagire per mettere in crisi l’egemonia della destra trumpiana, così pensiamo che ci si debba preparare a una eventuale vittoria della destra in Italia. Sapendo che la destra sovranista ha al proprio interno pulsioni anche molto pericolose, come quelle razziste o quelle che abbiamo visto in azione negli Usa durante l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021.

La coincidenza che a cento anni dalla Marcia su Roma, forze che nascono all’interno della tradizione della destra fascista italiana e non di quella liberale o cattolica, possano arrivare al governo deve sicuramente farci riflettere in profondità.

Non è sufficiente ribadire il nostro antifascismo, cioè la nostra avversione al fascismo per come si è manifestato in Italia nel Ventennio e la nostra fedeltà ai valori della Resistenza: questo è il minimo, ma non è qui la soluzione. Decostruire il blocco sociale che sta alle spalle della destra italiana e contrapporgli un blocco sociale altrettanto forte: questo è un lavoro in cui impegnarsi non solo nel momento elettorale.

Guardiamo con interesse alla possibilità che si possa formare un ampio polo alternativo e plurale, che possa coagularsi attorno a ciò che resta del Movimento 5 Stelle, attorno a cui sembrerebbero poter confluire realtà come quella di De Magistris (ex sindaco di Napoli) e del suo movimento Dema e la nascente Unione popolare, Sinistra italiana e i Verdi (che non hanno votato la fiducia a Draghi), il movimento di Michele Santoro.
Questa realtà ampia e diffusa potrebbe rappresentare una novità, avrebbe al proprio interno esperienze amministrative e politiche significative e una qualche credibilità per rappresentare quelle fasce sociali impoverite, vittime della crisi economica e delle diseguaglianze.

Temiamo soltanto che per una operazione così ambiziosa il tempo sia davvero poco e che servirebbe un intento unitario che spesso è mancato e che ha determinato negli anni passati numerosi fallimenti.

Se la precipitazione verso le elezioni determinerà invece una offerta elettorale variegata che impedirà un percorso unitario tanto necessario quanto difficile, come Pinerolo a Sinistra fin da ora possiamo immaginare che tra quelle lavoratrici e quei lavoratori poveri e impoveriti, tra i precari, gli studenti, i giovani, gli immigrati con cittadinanza italiana che votano, i pensionati poveri, l’intellettualità diffusa, i lavoratori e le lavoratrici poveri/e, quelli creativi o dei lavori di cura, i lavoratori autonomi “poveri”, quelli delle cooperative, insomma tra tutte/i quelli a cui guardiamo come ai nostri referenti sociali, ci sarà chi deciderà di dare un “voto utile”, cioè al Pd e ai suoi alleati (Pd che in questi anni ha subito numerose trasformazioni), per ostacolare la possibile vittoria della destra sovranista; chi voterà i 5stelle, depurati della componente “draghiana” rappresentata da Di Maio; chi cercherà di costruire nuovamente una “sinistra alternativa”, come i compagni che stanno dando vita all’esperienza di Unione Popolare (sperando che non sia una semplice riedizione di Potere al popolo, che poca strada ha fatto); chi cercherà di vedere qualcosa di nuovo in Sinistra italiana e nei Verdi, che non hanno votato la fiducia a Draghi; ci sarà infine chi ancora una volta (secondo noi sbagliando) non andrà a votare per protestare contro i limiti evidenti della “democrazia reale”.

Fin da ora, dichiariamo che guarderemo con rispetto le scelte singole e collettive di tutte queste persone, perché grande è la confusione sotto il cielo.

Per una Associazione Politica di Sinistra a Pinerolo – Convocazione Riunione – 18 Marzo, ore 21 presso Museo del Mutuo Soccorso (via Silvio Pellico 19, Pinerolo)

Venerdì 25 febbraio una cinquantina di persone si sono ritrovate al Centro sociale di via Lequio per discutere la proposta di fondare a Pinerolo una Associazione politico-culturale nel campo della sinistra ambientalista. Ringraziamo tutte queste persone per il loro interesse e per il loro contributo.

Mentre giungevano le drammatiche notizie della guerra in Ucraina, diversi interventi hanno spiegato lo spirito della proposta.

In una città che ha visto nascere la prima Società di mutuo soccorso tra i lavoratori in Italia, l’idea dell’Associazione si riallaccia idealmente a quella esperienza, per promuovere e sperimentare nuovi percorsi di socialità e di mutualismo, per costruire percorsi di autoformazione, informazione e dibattito a partire dalle questioni territoriali, per cercare di contribuire a mettere un argine alla disaffezione e l’indifferenza verso la politica.

Nella serata del 25 abbiamo ascoltato con attenzione le disponibilità, i dubbi, e abbiamo cercato di rispondere alle prime richieste di chiarimenti. A chi ci chiedeva qual è lo scopo dell’Associazione, abbiamo risposto che non eravamo lì per offrire un pacchetto preconfezionato, ma che il percorso lo costruiremo tutti insieme, a partire dagli interessi, dalla disponibilità  e dalle proposte dei soci.

A chi ci ha chiesto quale sia la novità rispetto a esperienze precedenti, abbiamo risposto che l’Associazione prevede una vita associativa, di relazioni, più profonde di quella dei gruppi politici, che l’Associazione ha lo scopo dichiarato di costruire comunità e socialità dense, che l’Associazione, non essendo un partito, non prevede che tutti i soci nei momenti ad esempio delle elezioni, convergano in un’unica scelta, pena la rottura e la divisione (uno dei drammi della sinistra), che l’Associazione può coinvolgere le proprie socie e i propri soci in più ambiti che non un gruppo politico, che la nostra Associazione sarà più solida perché avrà tra i suoi fondatori anche un gruppo di consiglieri comunali, che daranno un contributo di credibilità a questa esperienza.

L’obiettivo è ricostruire una sinistra ambientalista radicata nel territorio, attenta alle questioni amministrative e capace di incidervi concretamente grazie anche alla presenza di queste consigliere, per promuovere dibattito e iniziativa politica sulle grandi questioni che cambieranno nei prossimi anni le nostre vite: la transizione ecologica che non può ridursi a un capitalismo verde, la società digitale che determinerà la fine di tanti lavori e la nascita di altre occupazioni, e che deve includere l’orizzonte la riduzione della giornata lavorativa e non solo la sua dilatazione con la fine della separazione tra tempo di vita e di lavoro, la costruzione di una società aperta e inclusiva, non dominata dall’orizzonte della guerra tra poveri e della guerra tra stati, una società dei diritti e non della mercificazione, una società che lotta contro le diseguaglianze sociali.

L’Associazione ha l’ambizione e l’umiltà di voler contribuire alla costruzione di una sinistra plurale e aperta, all’altezza dei tempi, delle sfide e dei linguaggi di oggi.

***

Per questo rilanciamo l’appello a tutte le persone per tornare a fare politica e per aiutarci in questo nostro percorso.

Abbiamo così fissato il secondo appuntamento, una riunione più operativa, in cui invitiamo, insieme con chi ha già lasciato i contatti il 25 Febbraio, tutti gli interessati, magari chi al primo appuntamento era scettico o è stato impossibilitato ad essere fisicamente presente.

***

Questo l’ordine del giorno:

  • Discussione della bozza di Statuto
  • Nome dell’Associazione
  • Obiettivi e prime iniziative

L’appuntamento è per Venerdì 18 Marzo, alle ore 21.00 presso il Museo del Mutuo Soccorso in Via Silvio Pellico 19, a Pinerolo.

Per una offensiva diplomatica di pace! No all’invio di armi in Ucraina! Solidarizzare con il popolo ucraino aggredito e accogliere i profughi!

L’enorme ondata di solidarietà popolare nei confronti del popolo ucraino aggredito dalla Russia di Putin è molto importante. Milioni di cittadine/i stanno aiutando concretamente portando nei centri di raccolta coperte, cibo, medicinali per sostenere chi sta scappando dalle bombe. Le frontiere, chiuse ingiustamente tante volte per respingere rifugiati provenienti da altre terre, questa volta giustamente si sono aperte. La popolazione europea, fino i bambini, stanno facendo l’esperienza di una guerra vicina e scrutano preoccupati l’orizzonte, chiedendosi se la prossima volta possa toccare a noi.

Se questo ci rincuora, dall’altro ci preoccupa la risposta che il governo italiano sta dando alla crisi. L’invio di armi all’Ucraina è nei fatti un passo verso la guerra della Unione europea, dell’Italia, della Nato, alla Russia. E’ la profezia di Putin che si autoavvera.

Lo diciamo senza alcun tentennamento: vedere Letta, segretario del Pd, con l’elmetto in testa guidare l’ala più dura della reazione all’attacco russo, è preoccupante; leggere che il Ministro della difesa, il democratico Guerini, sta chiedendo un consistente aumento della spesa miliari, ci lascia increduli. Dopo una pandemia che è stata un disastro sociale, noi investiamo di più nelle armi? Percepiamo preoccupati il coagularsi di un “partito della guerra”.

Solo un’azione diplomatica importante dell’Unione Europea che rinforzi le trattative, nella sua autonomia, può contribuire a fermare il conflitto. Solo dichiarando esplicitamente che non si ripeterà l’errore di allargare verso est la Nato, che l’Ucraina non deve entrare nella Nato, si dimostrerà concretamente la volontà di pace dell’Europa e non inviando armi.

Non siamo anime belle, né ingenui sognatori, vediamo e riconosciamo l’arroganza e l’aggressività russa in questo momento, e per questo condanniamo senza se e senza ma l’attacco russo. Ma diciamo anche che la Russia e l’Ucraina sono Europa, e questo conflitto è spaventoso anche per questo. Pensiamo e diciamo, a differenza di Letta e di Guerini, che la Nato è un pezzo del problema della pace del mondo, in una fase storica che vede il declino della potenza americana e l’emergere quindi di faglie di conflitti preoccupanti.

Noi siamo per una Unione Europea fuori dalla Nato, per una Italia fuori dalla Nato, per una riduzione delle spese militari, come primi passi per immaginare un mondo in cui non ci si debba nascondere nelle metropolitane per sfuggire ai razzi che piovono dal cielo!

Immagini

https://contropiano.org/interventi/2022/02/26/noi-non-applaudiamo-draghi-e-i-guerrafondai-0146952/attachment/letta-elmetto

https://m.facebook.com/retenonato/

Intervento sulla mozione RELATIVA AD AGGIUNGERE DUE CIPPI COMMEMORATIVI A LATO DEL MONUMENTO DELLA MEMORIA “ALLE VITTIME DELLA VIOLENZA E DELL’INTOLLERANZA RELIGIOSA E POLITICA” E RICOLLOCAZIONE TARGAORA DIVELTA A RICORDO DEI DESAPARECIDOS ARGENTINI (Lia Bianco – 31.01.2022)

Il monumento dello scultore austriaco Gerald Brandstoetter che nel 2005 regalò alla Nostra Città nasce da un processo creativo che non può prescindere anche da un preciso contesto storico e culturale. In Austria esiste il suo gemello, a Steyr, dove nel 1397 ci fu un eccidio di un centinaio di valdesi. Il monumento si pone come simbolica sentinella delle Memoria.  

Appunto il monumento in questione è di alto valore simbolico, perché il primo in Italia a nascere per iniziativa congiunta di una Diocesi Cattolica e della Chiesa Protestante, come già detto con un processo creativo che ha coinvolto credenti e l’allora amministrazione, attraverso una procedura democratica ideata da Paolo Ribet [il Pastore valdese dell’epoca] per raggiungere i consenso. Ci fu un comitato promotore e il prof. Marchiando Pacchiola individuò il sito, anche questo non casuale. I cinque cippi originari menzionati nella mozione sono stati voluti dal Comitato Ecumenico che ha presieduto l’iniziativa come richiamo ad alcune delle tante tragedie del tempo. L’anno successivo è stato inserito un cippo aggiuntivo dedicato ai desaparecidos, la posa fu dell’Amministrazione Covato, ma per iniziativa del precedente sindaco Barbero. Va quindi considerato un unicum, perché l’intenzionalità va ricercata nel pensiero che diede origine al monumento.  Per questa ragione riteniamo, se pur non lo avremmo ideato cosi com’è, che sia rispettoso ripristinare le parti mancanti e che venga effettuata la manutenzione ordinaria necessaria. 

Riteniamo che l’intitolazione “alle vittime della violenza e dell’intolleranza religiosa e politica” non sia particolarmente felice, in quanto si rischia di creare confusione. Riteniamo che il dramma delle vittime della Shoah non possa essere paragonato ad altri in una inutile gara, che comunque lascerebbe lacune. Mancano altre vittime, pensiamo agli armeni, un esempio per tutti. Ma non ci permetteremmo mai di criticare una decisione presa da un Comitato in passato che ha lavorato dal 1998 al 2005 per arrivare alla realizzazione del Monumento con una modalità che deve essere valutata nella sua complessità e non può essere liquidata sommariamente e con superficialità. I cippi vennero pensati come pietre di inciampo atte a monito, come richiamo all’impegno contro la violenza e contro l’intolleranza.  

In modo particolare riferendoci alla richiesta di affiancare il cippo per le vittime delle foibe, a quelle della Shoah sia un paragone tra vicende drammatiche entrambe, ma incommensurabili  e ci sono a questo proposito evidenze storiche, che non è il caso di citare in questa sede, ma che ormai sono patrimonio di tutti i ricercatori. Non c’è l’intenzione di assolvere nessun carnefice. Come per le vittime delle foibe anche le vittime dei Gulag citati nella mozione si possono ritenere rappresentabili dal Monumento in questione. Nel discorso inaugurale il sindaco Alberto Barbero disse che “accettare il monumento significa operare per far vivere concretamente nella comunità quei valori che il monumento propugna” E continuava con una raccomandazione “vorrei veramente che la città continuativamente si identificasse con la figura femminile che si interroga sulle tragedie della storia, che implora pietà, fiducia, che la libera e pacifica convivenza di religioni, culture, società e tradizioni diverse nel rispetto reciproco e nel dialogo.” E nel solco tracciato da chi, sia simbolicamente, sia concretamente è stato esempio di dialogo ci impegniamo a cercare nuove strade, e nuove modalità per fare Memoria. Lanciando la proposta di istituire giornate aperte alla cittadinanza di approfondimento storico e civile.

Come era già stato dichiarato da colleghi consiglieri della passata consigliatura, ci potrebbe essere un elenco di vittime da aggiungere purtroppo interminabile, tanto da invitarci a riempire tutto il Viale di cippi. Ma sarebbe una scelta diversa e precisa. Noi siamo per rispettare quanto e come era stato ideato nel 2005.

(Intervento nel Consiglio Comunale del 31 Gennaio 2022)

Intervento sulla mozione RELATIVA ALL’ATTUAZIONE DEL PROGETTO “LE CURE DELLO SPIRITO” (Elisabeth Kambi – 31.01.2022)

Pinerolo ha da sempre un ruolo strategico e di guida in quanto territorio ecumenico. Nel nostro programma elettorale abbiamo sottolineato questa caratteristica come una risorsa che deve fare gioco a politiche di accoglienza e tolleranza e sperimentazione di nuove vie. Il protocollo di intesa del 2016 tra Città della Salute e della scienza di Torino e i rappresentanti delle Religioni, non può che essere un documento scontato per un territorio come il nostro. 

La riflessione che facciamo è che se la prima stanza del silenzio è stata voluta nel 1954 nel Palazzo di vetro da l’allora Presidente delle Nazioni Unite, a Pinerolo siamo decisamente in ritardo. Pinerolo è diventata da alcuni anni multietnica e multiculturale e per continuare ad essere esempio nazionale di ecumenismo, come spesso ci viene riconosciuto, ha bisogno anche di questo passo in avanti, anche in continuità con la Storia di queste terre valdesi, che dopo tanta persecuzione hanno saputo evolvere in accoglienza e apertura. Che tutti e tutte possano trovare il proprio spazio per raccogliersi, riflettere e andarsi incontro anche nella nostra Città.

(Intervento nel Consiglio Comunale del 31 Gennaio 2022)

Intervento sulla mozione MOZIONE RELATIVA AL DISEGNO DI LEGGE “ALLONTANAMENTO ZERO” (Lia Bianco – 31.01.2022)

Sebbene il ddr sia stato rivisto e la Regione abbia, in particolar modo con l’audizione di numerosi stakeholders, dimostrato di voler accogliere osservazioni da parte degli esperti del settore, il testo continua a contenere forti aspetti di criticità.

Il presupposto da cui si parte, è che la media degli allontanamenti in Piemonte sia superiore alla media nazionale, mentre di fatto le differenze interregionali sono minime.

I dati per regione evidenziano un range che va per gli affidi

  • dallo 0,5 per mille dell’Abruzzo 
  • al 3,2 per mille della Liguria 
  • In Piemonte si rileva il 2,1 per mille

per l’accoglienza nei servizi residenziali 

  • dallo 0,8 per mille di Abruzzo, Toscana e Friuli-Venezia-Giulia 
  • al 3,1 per mille del Molise 
  • In Piemonte si rileva l’1,6 per mille

Inoltre il dato relativo agli allontanamenti dei bambini in grave difficoltà familiare rapportato a ciò che accade negli altri Paesi europei, mostra che in Italia sono molti meno: 1/3 rispetto alla Francia e alla Germania e metà rispetto all’Inghilterra.

Occorre inoltre precisare che nell’esame dei dati sono stati presi in considerazione anche i minori stranieri non accompagnati, che sebbene collocati in affido o in comunità e supportati con interventi educativi, ricevono prestazioni a partire da presupposti ben diversi.

Occorre inoltre, perché la lettura non risulti pretestuosa, esaminare il dato almeno in un’ottica bidirezionale chiedendosi cioè se non possa essere spiegato con il fatto che il Piemonte abbia lavorato meglio di altre regioni, intercettando più efficacemente i casi di difficoltà.

Non ci sono elementi scientifici e statistici che consentano di sostenere che l’allontanamento dei bambini dalle famiglie di origine sia eccessivo e che avvenga per soli motivi economici, né per affermare con certezza di poterlo ridurre in modo significativo, soltanto attivando misure di natura economica.

Al riguardo è necessario sottolineare come, rispetto al passato, i cittadini Italiani e quindi le famiglie, possano beneficiare di una misura di grande importanza come il Reddito di Cittadinanza, che però di fatto non pare avere inciso sull’andamento del fenomeno all’attenzione del disegno di legge, a dimostrazione che gli interventi economici non sono risolutivi nella maggior parte delle situazioni di rischio per i minori.

L’ipotesi che gli allontanamenti avvengano principalmente per motivi economici introduce tra le altre criticità uno stereotipo grave, cioè che vi sia una correlazione diretta tra povertà e trascuratezza, maltrattamento, abuso, mentre la casistica a disposizione dei servizi per l’infanzia dimostra che si tratta di fenomeni trasversali a tutte le classi sociali, con maggiore difficoltà a far emergere il sommerso nei ceti più alti.

Tale ipotesi risulta quindi discriminante nei confronti dei ceti più poveri, e pregiudizievole nei confronti dei minori che nascono in famiglie prive di difficoltà economiche.

Partendo da questi presupposti semplicistici e non del tutto corretti si propone quindi una soluzione altrettanto semplicistica: fornire un contributo economico alle famiglie in difficoltà genitoriale. 

Ciò senza tenere conto che nelle situazioni complesse una risposta univoca è inadeguata, in quanto situazioni complesse richiedono interventi articolati, integrati e multidisciplinari. 

Il disegno di legge propone che l’allontanamento sia l’extrema ratio e che solo quando sono falliti gli interventi messi in campo si prenda in considerazione l’ipotesi dell’allontanamento. 

Le disposizioni nazionali e regionali da moltissimi anni sono però già in questa linea, risulta pertanto lecito porsi il dubbio che il problema non consista in un eccesso di allontanamenti, ma in un insufficiente dotazione di strumenti preventivi, di sostegno e supporto. 

Il tema quindi non è tanto la necessità di una nuova legge, che non dispone nulla di innovativo, ma di una più cospicua dotazione di risorse che consenta attivazione di servizi, assunzione di personale dedicato, supervisione e formazione continua per gli operatori che svolgono il delicato compito della tutela materno infantile.

Per fornire supporti alla genitorialità e realizzare interventi che consentano l’emersione precoce delle situazioni di rischio per i minori sono necessarie risorse aggiuntive nel settore socio assistenziale e nel settore sanitario, perché le competenze in materia di tutela materno infantile, come stabilito nel decreto legislativo 502/92 articolo 3-septies che riforma il SSN afferiscono all’area dell’integrazione socio-sanitaria, cioè appartengono a quella categoria di interventi che richiedono prestazioni professionali da parte del sistema integrato dei servizi sociali, normato in Piemonte dalla legge regionale 1 del 2004 e del sistema sanitario con interventi in capo ai Distretti (sistema consultoriale e sistema della prevenzione) e al dipartimento materno infantile, per quanto riguarda pediatri, psicologi e neuropsichiatri infantili.

Il testo non prevede invece risorse aggiuntive per i servizi di sostegno alle famiglie, ma solo uno spostamento di risorse da un capitolo all’altro del bilancio, con il rischio di impoverire ulteriormente il settore sociale. 

Le azioni di prevenzione sono importanti e vanno rafforzate, ma per poterlo fare non sarebbe sufficiente neppure soltanto un incremento di risorse, ma è indispensabile attivare un ripensamento organico dei diversi interventi che preveda una maggiore collaborazione tra il settore sanitario e quello sociale, con gli altri sistemi che si prendono cura dei minori e delle loro famiglie: i sistemi di welfare dei comuni e il sistema scolastico in primo luogo.

Se la prevenzione è importante e va valorizzata investendo risorse economiche nel sistema dei servizi e nella formazione e supervisione degli operatori, occorre anche prendere atto che non sempre è sufficiente a proteggere i bambini da condizioni famigliari gravemente rischiose per il loro sviluppo e che non sempre i tempi dei bambini coincidono con i tempi degli adulti. 

Programmare un piano di sostegno semestrale può essere utile e funzionale in molte situazioni, ma anche questa indicazione non contiene alcun tipo di novità perché i servizi da sempre attivano tutto ciò che è nelle loro disponibilità in termini di risorse e professionalità a favore del rispetto delle norme vigenti, cioè del diritto del minore a crescere nella sua famiglia

Ed è necessario riconoscere che in alcuni casi specifici le condizioni sono così gravemente pregiudizievoli da imporre un intervento immediato: ciò non riguarda solo i casi di violenza ed abuso, ma anche quelli di negligenza grave. 

L’affido temporaneo in queste situazioni costituisce un intervento necessario e prezioso per il bambino, ma anche per i suoi genitori, che possono se ne hanno la volontà o le capacità, beneficiare di interventi finalizzati al pieno recupero delle funzioni genitoriali.

Lo slogan “allontanamento ZERO” può indurre a credere che con una buona prevenzione si possa raggiungere l’obiettivo di non allontanare nessun bambino, negando l’assunto che purtroppo non tutti i genitori biologici sono in grado di essere anche genitori accoglienti ed educanti, riconosciuto a livello normativo a partire dall’articolo 30 della Costituzione (È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.)

L’interesse supremo del minore, è rimanere nella sua famiglia di origine se questa è in grado di fornire protezione, accudimento e sviluppo adeguato altrimenti ha diritto di trovare un’altra famiglia accogliente e affettiva

  • Temporaneamente, mentre i servizi per gli adulti sostengono i genitori nel processo si recupero o sviluppo delle competenze genitoriali
  • Definitivamente, attraverso l’adozione nel caso la famiglia di origine si riveli irrecuperabile

L’affidamento familiare in specifico, così come è definito dalla legislazione italiana, è un sostegno importante che la comunità può offrire ad una famiglia in difficoltà per tutelare il minore, nel tentativo di favorirne una crescita sana, e contemporaneamente per sostenere i genitori biologici, perché possano provare a superare le difficoltà, non perdendo la relazione con i figli.

Delegittimare l’istituto dell’affidamento familiare significa

  • demotivare le persone ad offrirsi per dare il proprio contributo a favore di famiglie in difficoltà
  • mettere a rischio l’operato e la sicurezza degli operatori esposti in prima linea nella tutela dei minori
  • non riconoscere l’esistenza e l’importanza di un lavoro delicato che ha sempre carattere multidisciplinare e multidimensionale e chiama in causa professionalità appartenenti al sistema integrato dei servizi sociali, al SSN e al sistema della Giustizia (Tribunale per i minorenni, ma anche Tribunale Ordinario)

In sintesi, per poter tutelare i minori sono necessarie alcune condizioni fondamentali

  • Azioni culturali che sensibilizzino i cittadini nei confronti dei temi della tutela dei minori;
  • Politiche a favore dei diritti dei minori che si ispirino senza equivoci alla Convenzione di New York, riconoscendo un’attenzione privilegiata al “superiore interesse del fanciullo” che nella generalità dei casi è crescere all’interno della propria famiglia, ma in situazioni estreme, quando gli interessi di “grandi” e “piccoli” non vanno nella stessa direzione è di essere tutelato con qualsiasi strumento, anche l’allontanamento;
  • Politiche integrate nei settori sociale, sanitario, scolastico, formativo e giudiziario
  • Un sistema di interventi complessi, multidimensionali e multidisciplinari, da erogare a favore delle famiglie a rischio, per evitare l’allontanamento dei figli o per promuovere, per quanto possibile, il rientro dei minori allontanati, dotato di maggiori risorse economiche e di personale dedicato agli interventi a sostegno dei minori e della genitorialità
  • Sostegno continuativo (formazione e supervisione) rivolto ai professionisti che prestano il loro servizio nella tutela dei più deboli 
  • Selezione attenta delle famiglie affidatarie e offerta di accompagnamento costante alle stesse 

I servizi socio-sanitari della Regione Piemonte si sono distinti negli anni per le buone pratiche in questo senso, per l’attenzione ai minori e alle loro famiglie, e gli stessi dati che la Regione, dopo aver proposto il disegno di legge ha voluto raccogliere lo dimostrano. Pertanto il sistema dei servizi deve essere messo in condizione di continuare ad operare in sicurezza, promuovendo politiche adeguate e potenziando le risorse a disposizione.

(Intervento nel Consiglio Comunale del 31 Gennaio 2022)

Intervento sulla mozione RELATIVA AGLI ENTI LOCALI PER UN’EUROPA SOLIDALE E DI PROSSIMITA’ (Lia Bianco – 31.01.2022)

Quando si discute con i giovani, i cosiddetti millenials, quasi faticano a capire perché si distingua l’Italia dall’Europa. L’Europa è casa dei nostri figli in modo naturale ed è il contesto dove ogni popolo si può riconoscere secondo i principi di uguaglianza, libertà, sicurezza, e solidarietà. In linea con la nostra Costituzione l’Europa si fonda sui principi di Libertà e Democrazia.


Essere Europei ci ha insegnato a superare il concetto di confini andando nell’ottica del multiculturalismo. E ancora una volta stasera ci viene incontro la riflessione sulle specifiche del nostro territorio, che ha potuto salvaguardare una delle minoranze grazie all’accoglienza di Paesi vicini.


La consapevolezza di essere tutti cittadini d’Europa ci garantisce il sentirsi appartenenti ad una Comunità che condivide gli stessi valori.


La consapevolezza si conquista con la conoscenza, per questo riteniamo siano importantissimi gli obiettivi che persegue la mozione presentata. Saremo sicuramente parte attiva negli approfondimenti e nella promozione di momenti di confronto e  studio.

(Intervento nel Consiglio Comunale del 31 Gennaio 2022)

Non si può morire di scuola-lavoro

Senza farsi intimorire dalle cariche della polizia delle scorse settimane, le studentesse e gli studenti sono scesi in piazza in 40 città, allargando questo movimento. Le manifestazioni studentesche di oggi, frutto di una settimana di occupazione delle scuole, sono fatti importanti.

Non solo perché una nuova generazione prende l’iniziativa sociale e politica dopo due anni di pandemia, ma perché dopo che due anni fa a decine di migliaia ragazze e ragazzi erano scesi in piazza per rivendicare la giustizia climatica e un cambiamento di sistema sempre più indispensabile, oggi sono si sono ripresi la piazza mettendo al centro del dibattito e della lotta la loro condizione presente e futura.

In piazza si è manifestata la giusta rabbia per la morte, durante gli stage, di Lorenzo e Giuseppe, perché, come si leggeva sui loro striscioni, «di scuola-lavoro non si può morire», ma si è denunciato l’orizzonte di precariato a cui è destinata questa generazione.

Sono ragazze e ragazzi che vedono i loro fratelli maggiori passare di stage in stage, di contratto di apprendistato in  contratto di apprendistato, di posto precario in posto precario, senza sapere neppure più cosa sia una pension.
E hanno sbattuto in faccia al governo Draghi che non basta essere soddisfatti per un rimbalzo che porta l’Italia a un indice di sviluppo del +6%, se questo si traduce solo in assunzioni a tempo determinato, come sta avvenendo (peraltro, dopo aver distrutto l’articolo 18, anche i contratti a tempo indeterminati ormai lo sono solo nominalmente).

Queste ragazze e questi ragazzi, dopo due anni di pandemia e di didattica a distanza, con coraggio e determinazione si sono ripresi in mano le loro vite, con un gesto di grande solidarietà verso i loro compagni morti e verso le loro famiglie, indicando con generosità ancora una volta che questo mondo è da cambiare e in fretta. 

Anche a Pinerolo stiamo assistendo a questa ondata di occupazioni e mobilitazioni, a cui esprimiamo totale solidarietà.

Precarietà, insicurezza sul lavoro, diseguaglianze sociali, sfruttamento, lavoro povero, sono realtà concrete che segnano in profondità la nostra società, e contro tutto questo bisogna lottare!

Aprire un dialogo sociale immediato con gli studenti in lotta.

A fianco degli studenti in lotta! Che la morte di Lorenzo e Giuseppe non sia avvenuta invano!

Il green pass deve essere una misura temporanea

Finalmente sembra che la nuova ondata di contagi stia rallentando e speriamo che tra poche settimane potremo tirare il fiato. E’ stato un inverno difficile, siamo tutti stanchi di questa situazione determinata dal covid che ha stravolto le nostre esistenze, sta cambiando i nostri modi di relazionarci, ha aggravato le diseguaglianze sociali, ha impoverito settori di società che ormai da anni si dibattono tra mille problemi.

In Pinerolo a sinistra ci sono persone che hanno diversi orientamenti e diverse sensibilità su questo argomento, come in tutti gli ambiti in cui si discute liberamente.

In generale abbiamo valutato come il vaccino sia stata una risposta concreta alla pandemia e abbiamo salutato con soddisfazione l’ampia adesione popolare alla scelta di vaccinarsi, pur consapevoli che fare il vaccino non evitava i contagi o la contagiosità delle persone, non apprezzando che le grandi imprese farmaceutiche si siano arricchite in maniera indecorosa su questo dramma, battendoci contro i brevetti dei vaccini e  per la loro distribuzione a tutta l’umanità.

Arriviamo ad accettare che, in una situazione di emergenza sanitaria, lo stato possa imporre un obbligo vaccinale per tutelare la salute delle persone, specialmente di quelle più fragili. Abbiamo visto, anche nella nostra esperienza personale, che il vaccino è stato utile a ridurre il numero di persone costrette a ricorrere alla terapia intensiva o a morire, da soli, in ospedale.

Siamo stati molto colpiti dalla determinazione, secondo noi spesso sbagliata, con cui molte persone, a volte nostri colleghi o amici, abbiano preferito perdere momentaneamente lavoro e stipendio piuttosto che adempiere a un obbligo che è stato vissuto come ingiusto, invasivo, lesivo della libertà personale.

Rispettiamo certo le scelte di persone che, coerentemente con un proprio percorso filosofico e personale, tipico di molte persone che conosciamo e che abbiamo sempre apprezzato, rifiutano la medicina ufficiale a favore di approcci più olistici, più naturali e meno aggressivi. Più difficile accettare chi, secondo noi, fa un cattivo uso del concetto di libertà, confondendola con una concezione in cui l’individuo può fare ciò che vuole, poco interessandosi agli altri, concezione tipica del pensiero neo-liberista egemone che abbiamo sempre combattuto. Noi siamo in una società e da una pandemia si esce tutti insieme, non solo chi è più forte e pensa di farcela da solo. Non siamo poi d’accordo con  chi ha semplicemente negato la realtà, sostenendo che il covid non esista, opponendosi a qualsiasi misura (lock down, mascherina, vaccino, distanziamento), chi ha diffuso idee complottiste, simili a quelle del “great reset” del cardinale Viganò e della estrema destra americana, chi ha strumentalizzato il rancore sociale scatenandosi contro il sindacato, fino ad assaltare la sede della Cgil, come la destra fascista italiana.

Rispetto al green pass, che è stato uno strumento politico e non sanitario, per indurre le persone, specialmente le più dubbiose, a vaccinarsi, crediamo a questo punto  che sia necessario che si espliciti che il green pass deve essere una misura temporanea, che deve avere un termine. Non si può neanche immaginare che rimanga  a tempo indefinito o che le persone non abbiano chiaro quando ne finirà l’utilizzo.

Con l’inoltrarsi della primavera ci aspettiamo che la nuova ondata del covid andrà riducendosi, e quindi gli spazi di libertà e di socialità devono essere riallargati. L’abolizione dell’uso del green pass va in questo senso.

Siamo contrari alla caccia all’untore, alla caccia alla strega, e in questo momento indubbiamente molti mezzi di comunicazione hanno usato contro i no vax un grande classico: la costruzione del mostro. Dopo la caccia all’immigrato non può essere la volta della caccia al no green pass o al no vax. Quando questo succede, di solito è per celare qualcosa, in questo caso crediamo che si stia cercando di distogliere l’attenzione dagli esiti della privatizzazione e dei tagli alla sanità pubblica, dalla situazione sociale che stiamo vivendo, tra aumenti delle bollette, aumento delle diseguaglianze, della precarietà, dell’insicurezza verso un futuro che appare sempre meno felice. 

Anziché dire che bisogna “rendere difficile la vita” a chi ha scelto di non vaccinarsi, ormai per fortuna una piccola minoranza sostanzialmente irriducibile, occorre riannodare i fili di una società già abbastanza divisa rancorosa e disgregata. 

Ricreare una comunità solidale, aperta, per è l’antidoto a  questa poltiglia infragilita  e rancorosa che è il sociale oggi. E tutti dobbiamo fare uno sforzo in questo senso.

Verso una Associazione Politica di Sinistra a Pinerolo – PaS non si ferma qui!

VENERDÌ 25 FEBBRAIO, ALLE ORE 21.00 CONVOCHIAMO UNA RIUNIONE PER DISCUTERE INSIEME FONDAZIONE DI UNA ASSOCIAZIONE POLITICA DI SINISTRA, QUI, A PINEROLO!

Nelle elezioni amministrative pinerolesi di ottobre abbiamo messo in moto una piccola macchina di trasformazione che si chiama Pinerolo a Sinistra. Una lista di donne e uomini, senza nessun partito o gruppo politico alle spalle, che ha ottenuto un buon risultato di partenza: ottocento voti, il 6% dei votanti espressi, tre consigliere di maggioranza, l’Assessorato all’istruzione e alla cultura, la Presidenza del Consiglio comunale.

Oggi, grazie alle elettrici e agli elettori che ci hanno dato fiducia, a Pinerolo una forza di sinistra torna ad amministrare la città, avendo così la possibilità di incidere concretamente nelle scelte in un momento in cui si affacciano grandi trasformazioni e grandi sfide.

Nei prossimi anni abbiamo di fronte:

­   la transizione ecologica e la necessità di praticare concretamente nuovi stili di vita, meno devastanti per l’ambiente, nuove forme di mobilità, di consumi, di utilizzo del territorio, di produzione e uso dell’energia, nuove pratiche di gestione e riduzione dei rifiuti, per costruire un processo verso la giustizia climatica;

­   la lotta alle diseguaglianze sociali e culturali che sono enormemente cresciute  negli anni della crisi e della pandemia;

­   la transizione digitale già in atto, con gli enormi cambiamenti che la tecnologia imprimerà al mondo del lavoro con le sfide formative che ne conseguono, e alla vita sociale;

­   la scelta tra politiche sovraniste e di chiusura o il consolidamento di una società aperta e inclusiva, che non alimenti la guerra tra i poveri, ma la pratica dei diritti e dei doveri.

Vogliamo mettere a disposizione di tutti il risultato amministrativo raggiunto e soprattutto il percorso che abbiamo costruito.

Abbiamo scelto di costituire una lista civica di sinistra perché avevamo la convinzione che per ricostruire una sinistra che sappia superare frammentazione e ideologismi, occorresse partire dai territori e tornare a radicare la sinistra nella società. La sinistra non può che vivere radicandosi nel territorio: questo territorio per noi è Pinerolo e il pinerolese. Per questo abbiamo deciso che il nostro progetto politico si sottoponesse immediatamente alla verifica delle elezioni amministrative comunali.

Oggi non ripartiamo da zero, ma finalmente da una base solida che è la nostra presenza nel Consiglio comunale. Ma non può bastare.

Per questo lanciamo una proposta aperta a tutte le persone che come noi credono che sia importante la presenza dei valori di eguaglianza e di giustizia sociale della sinistra, di costruire assieme una Associazione, a cui chiunque possa aderire individualmente.

Un luogo aperto in cui possano incontrarsi chi condivide alcuni essenziali valori che sono “la ragione politica” della sinistra:

­   Costruire la giustizia climatica a partire dal nostro territorio, modificando collettivamente i nostri stili di vita, difendendo l’ambiente in maniera intransigente, cercando di costruire una economia sostenibile.

­   Ridurre le diseguaglianze sociali che sono cresciute enormemente negli ultimi decenni e in maniera inaccettabile durante la lunga crisi che si è aperta nel 2008. Questa diseguaglianza è la base reale della infelicità collettiva e del rancore sociale che spesso sbaglia bersaglio, scatenando guerre tra poveri. L’Europa è un continente che ha costruito una enorme ricchezza sociale, che deve essere distribuita in maniera più equa.

­   Ridare dignità al lavoro, alle lavoratrici e ai lavoratori. La flessibilità ha creato solo precarietà, ha messo in concorrenza le persone sul posto di lavoro, ha rotto solidarietà mettendo i lavoratori uno contro l’altro, ha tolto diritti e ridotto i salari. Di fronte a una società in cui il lavoro sta cambiando, in cui sempre nuove macchine stanno sostituendo lavoratrici e lavoratori, si impone un grande cambiamento; ridurre l’orario, ridistribuire il lavoro, liberare le vite. E una grande attenzione ai lavori di cura per le persone, per l’ambiente, per la costruzione di una società e di una economia della conoscenza e per un modello di economia sostenibile.

­   Difendere ed estendere la democrazia e la partecipazione dovunque, a livello politico, riaffermando innanzitutto la Costituzione nata dalla Resistenza al fascismo, ma anche nei luoghi di lavoro, nell’amministrazione e nella società.

­   Difendere ed estendere i diritti di ogni essere umano, costruire concretamente la parità di genere,attribuire pari dignità ad ogni cittadino, lottare contro ogni discriminazione e ogni forma di razzismo e sessismo, per una società aperta e inclusiva, perché all’articolo 3 della nostra Costituzione  si legge: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

­   Costruire percorsi di demercificazione delle vite: beni comuni, salute, scuola, ambiente, cultura non sono merci, non può reggere una società in cui tutto è una merce, tutto si compra e si vende. La società non è solo un mercato.

Immaginiamo una Associazione in cui si possano incontrare persone che appartengono alle diverse culture solidaristiche, socialiste, comuniste, democratiche, antifasciste, religiose, quelle persone che da anni non trovando uno spazio politico adeguato, si sono rivolte ad associazioni settoriali e specifiche o al mondo del volontariato. Noi crediamo che l’antipolitica sia una ideologia che fa gli interessi delle classi dominanti. Pensiamo quindi che le persone a cui ci rivolgiamo, che sono spesso le migliori energie della nostra città, debbano tornare alla partecipazione politica diretta. Ci sembra che la forma dell’Associazione sia un tentativo da percorrere.

Un’Associazione per sperimentare uno spazio politico nuovo, dal basso, una nuova forma della politica nella nostra città.

Un’Associazione territoriale, infine, che lasci libere le persone di esprimersi nelle elezioni politiche nazionali ed europee, in modo che fin da subito sia chiaro che questo non diventerà il motivo di divisioni e fratture. Proprio per il carattere aperto e plurale, e profondamente territoriale, del nostro progetto.

Un’Associazione che elabori progetti e proposte, attraverso veri e propri Laboratori culturali che sappiano fare pensiero sui temi LAB (Lavoro, Ambiente, Beni comuni), a cui chi desidera possa partecipare attivamente, attraverso i quali proporre incontri, seminari, con cui crescere come città.

***

Se sietз interessatз a prendere parte a condividere con noi questo percorso, arricchendolo delle vostre esperienze e del vostro impegno:

1. contattateci all’indirizzo mail pineroloasinistra@gmail.com o contattate chi già conoscete in Pinerolo a Sinistra 

2. partecipate alla riunione che si svolgerà Venerdì 25 Febbraio nel Centro Sociale di Via Lequio, alle ore 21.00. In questa riunione ci presenteremo e dediceremo insieme i passi da fare per arrivare all’Assemblea fondativa dell’Associazione